giovedì 26 gennaio 2017

The New Zealand Story

Eh si, quando ero piccolo mi sono dato da fare con i videogiochi. Avevo un Amiga 600 con tantissimi floppy disk e passavo giornate, mesi interi in compagnia di mio fratello a giocare ai giochi più disparati. Prediligevamo i plataform, forse perché la nostra prima esperienza, quella che ci ha segnato per sempre prende il nome di Prince of Persia: lo giocammo la prima volta su un 386, schermo verde, e fu subito magia....ma questa è un'altra storia. Quella che voglio raccontarvi oggi non è una storia a lieto fine...ricordate New Zealand Story? Ecco quello è uno dei giochi che nonostante l'impegno e l'abilità non sono mai riuscito a finire. Arrivai all'ultimo livello, c'erano quei gatti volanti che lanciano delle freccette dall'alto proprio a qualche centimetro dalla gabietta dell'ultimo pulcino. Potete facilmente immaginare come finì la mia avventura a pochi minuti dall'epilogo: per anni non riuscì mai a vedere il finale del gioco, rimasi sempre con il dubbio se il piccolo Kiwi fosse riuscito a riabbracciare i suoi fratellini e ad ammazzare l'infame foca rapitrice.

Solo molti anni dopo, grazie a Youtube e ai mai troppo lodati longplay riuscii finalmente a scoprire quale sarebbe stato il dolce epilogo della disavventura del pulcino neozelandese e dei suoi fratellini. Ma è stato anche un pretesto per riascoltare e rivedere un gioco che ha fatto la sua storia, e la mia storia di videogiocatore. I colori vivi, i motivetti martellanti, tutte quelle armi che nemmeno in uno sparatutto, l'hurry up, una varietà spropositata di palloncini di ogni forma e colore, l'astronave laser, l'ossigeno che puntualmente finiva ad un millimetro dalla fine e quei maledetti EXTEND che non sapevi mai come prenderli... La stilizzazione (a tratti molto surreale) delle città neozelandesi come Rotorua, Aukland riportavano alla mente paradisi esotici, pieni di animaletti simpatici, mare, spiagge e colori. Ancora oggi, non essendo mai stato in territori oceanici, il ricordo a queste terre si ricollega a New Zealand Story, alle giornate intere passate giocando all'Amiga, alla collaborazione e alle emozioni passate con mio fratello, alla rabbia che provai quando dopo tanta fatica non mi diede ascolto e non si nascose sotto quella dannata piattaforma... Rigiocandolo ora mi rendo conto di quanto fosse difficile e frustrante in alcuni frangenti e dell'impegno profuso nell'imparare tutti i pattern a memoria avendo poche vite a disposizione. Ma allora era una passione, un motivo di vita, una sfida con sè stessi. A volte vorrei tornare bambino, vorrei tornare in Nuova Zelanda...

Il longplay: 37:52 min esattamente il punto in cui perdemmo...


Autore: Armandino

1 commento:


  1. SCIUSCIA28 maggio 2010 08:52
    Lacrima... ci giocavo...

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    HellCiccio12 giugno 2010 16:31
    Che bello! Quanti ricordi! Lo vidi la prima volta in sala giochi, ma lo provai con mano sul C-64 a Cassette. Tempi infiniti di caricamento per morire quasi subito, ma quanto era bello! Lo giocai anche sull'Amiga di un mio caro amico (scusa il gioco di parole): tutta un'altra storia, ma sempre difficilissimo!

    Un gran bel ricordo!

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    Ran - らん20 giugno 2010 13:25
    eRAno giochi zuccherosi ma dannatamente difficili specie per me che con i platform non ero un genio.

    Certo che il finale potevano curarlo di più !!!

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    Akuzo1 settembre 2010 22:51
    Uno dei giochi più belli del mondo...

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